Storia

Silvio Bertotto 
FRAMMENTI DI STORIA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE INSIGNITI ONORIFICENZE CAVALLERESCHE 
Delegazione di Settimo Torinese Il 2 giugno 1996 si festeggiarono solennemente, a Settimo Torinese, i primi cinquant’anni della Repubblica italiana. Nella sala delle assemblee civiche, presso il municipio, fu organizzato un incontro fra tutti coloro che avevano rivestito il ruolo di consigliere comunale dalle elezioni amministrative del 17 marzo 1946. Si trattò di un’inconsueta ma bella cerimonia, in un periodo di accese contrapposizioni politiche e di non meno tenaci personalismi. «Nel mezzo secolo trascorso – riferì la stampa torinese – Settimo è cresciuta, trasformandosi in una cittadina altamente industrializzata. In tutta la sua lunga storia, la fase più significativa dello sviluppo demografico, economico, urbanistico e sociale è coincisa coi primi cinquant’anni della Repubblica italiana. Basti considerare che la popolazione è passata dai diecimila abitanti del 1946 agli attuali cinquantamila. Scomparsi i vecchi mestieri (il lavandaio, il tornitore di bottoni in osso e il fornaciaio), altre attività economiche si sono imposte: l’industria dei cosmetici, della meccanica, degli articoli per la scrittura e così via. Oggi Settimo appare impegnata a “ripensare” la propria identità dopo i traumi subiti negli anni Sessanta e Settanta a causa dell’incontenibile crescita demografica». Si costituisce l’Anioc Fu proprio nel 1996 che si pensò di costituire una delegazione dell’Anioc a Settimo Torinese. L’idea venne a Tommaso Curello, allora cavaliere al merito della Repubblica, favorevolmente colpito da un articolo che la rivista «Illustrato Fiat» dedicò al sodalizio degli insigniti di onorificenze cavalleresche. Affiancato dai cavalieri Piero Dominietto e Paolo Sosso, egli si mise in contatto con la sede centrale di Firenze e, succes­sivamente, col delegato per il Piemonte, il commendatore Piero Grava, e con quello di Torino, il professor Stefano Bertolotto. Ai primi di novembre, Curello, Sosso e Dominietto s’iscrissero all’Anioc di Torino. Nel volgere di qualche settimana si aggiunsero altri quattro cittadini. All’inizio del 1997 il numero dei soci continuò lentamente a crescere. Sul finire di gennaio, i settimesi iscritti all’Anioc di Torino erano già quattordici e manifestavano il desiderio di coordinarsi in modo autonomo, ottemperando alle norme statutarie e impegnandosi per garantire la continuità di una nuova delegazione. Domenica 9 febbraio 1997, nella sede provvisoria di via Roma, si riunì l’assem­blea degli insigniti di Settimo per eleggere il futuro consiglio direttivo. Alla presidenza fu nominato l’ufficiale Benito Maggio, mentre il cavaliere Tommaso Curello divenne delegato intercomunale. Nel direttivo del costituendo sodalizio entrarono anche l’avvocato Antonio Mencobello e i cavalieri Lorenzo Boccardo e Aldo Olivo Cavallini. Il 14 ottobre successivo il conte Feliciano Monzani, segretario generale dell’Associazione, convalidò la nomina di Curello al vertice della delegazione cittadina. L’Anioc di Setti­mo era pienamente costituita e operante. Trasmettere i valori della cavalleria Fin dall’inizio, la storia dell’Anioc settimese si è intrecciata con quella della città. Quasi tutti gli iscritti al sodalizio, infatti, sono inseriti a vario titolo negli ambienti locali dell’economia, della politica, delle professioni, della cultura e dello sport. Il loro contributo alla vita cittadina è ragguardevole e qualificato, in stretto rapporto col ruolo che ognuno riveste. Un’importanza particolare assume la presenza della delegazione quando i nuovi insigniti ricevono le onorificenze. Momenti d’intensa condivisione dei valori cavallereschi presentano gli incontri periodici – uno all’anno, in genere – che offrono preziose opportunità di conoscenza e di affiatamento fra i soci, le loro famiglie e autorevoli invitati, nello spirito della cavalleria moderna, la quale «è simbolo di amicizia universale», come puntualizza lo statuto dell’Associazione. Il primo incontro si tenne la domenica 15 ottobre 2000, in concomitanza col grande Giubileo della Chiesa cattolica, di concerto con l’Anioc di Venaria, retta dall’ufficiale Michele Graneris. Le iniziative dell’Associazione sono molte. Il loro obiettivo è di trasmettere, in sintonia coi tempi, i moderni valori cavallereschi ossia lo spirito di solidarietà nazionale e le virtù civiche che a essi si richiamano. Nel 2002, tramite i religiosi camilliani, l’Anioc di Settimo deliberò l’adozione a distanza di una bambina della Georgia. La piccola risiedeva coi genitori e tre fratelli in un villaggio distante oltre 250 chilometri da Tbilisi, la capitale. L’archivio dell’Anioc conserva la corrispondenza tra l’Associazione, i religiosi camilliani e la famiglia della piccola. Per gli abitanti del luogo, tradizionalmente dediti all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, la chiusura delle fattorie di Stato dopo la dissoluzione dell’Urss aveva prodotto miseria e disperazione. Molti uomini si erano arresi, cercando conforto nell’alcool: il peso delle responsabilità familiari gravava per lo più sulle donne che si sottoponevano a fatiche indicibili per evitare che i propri figli patissero la fame. L’Anioc di Settimo fece la propria parte con senso di responsabilità. A ogni raduno degli iscritti, si pone l’accento sulla necessità di salvaguardare gli ideali di pace, giustizia e libertà su cui deve fondarsi la convivenza fra i popoli e le persone. Le onorificenze – si ribadisce – premiano coloro che si sono distinti per fedeltà alle virtù civiche, spirito di servizio, attaccamento al lavoro e solidarietà verso i più deboli. Perché, come scriveva Publilio Siro, un autore latino affrancatosi dalla schiavitù grazie alla sua abilità di creare mimi (componimenti costituiti da una breve scena dialogata o da un monologo), «l’onorificenza dà lustro all’uomo onesto, ma bolla il disonesto». Ed è difficile non pensare a Niccolò Machiavelli e alla lettera che egli scrisse all’amico Francesco Vettori, il 10 dicembre 1513, mettendolo a parte della sua ansia di affrancare lo spirito dalle miserie quotidiane, in un colloquio ideale con gli spiriti nobili e liberi del passato che seppero esprimere, nelle loro opere, l’essenza più autentica dell’uomo. Vita dell’Anioc Durante l’incontro del 25 novembre 2007 si parlò dell’Anioc cittadina e della sua storia. Per la circostanza, su invito del direttivo locale, l’autore di queste note tenne una relazione dal titolo «Dieci anni di vita dell’Anioc a Settimo Torinese fra cronaca e storia». Una gradita sorpresa venne dal delegato della Valle d’Aosta che offrì ai convenuti la possibilità di ascoltare in anteprima l’«Inno dei Cavalieri», composto dalla professoressa Margherita Barsimi e musicato dal maestro Carlo Benvenuto. Nel 2008 la delegazione dell’Anioc affidò a chi scrive il compito di ricostruire i primi dodici anni della propria storia. Ne derivò un libro illustrato, «Cavalieri nel XXI secolo», destinato a grande diffusione, al punto che il titolo fu ripreso, con minimo adattamento, per una pubblicazione a cura dell’Anioc valdostana. Dichiarò l’autore: «Rileggere le vicende dell’Associazione di Settimo Torinese, collocandole, da un lato, nella più che millenaria storia della cavalleria occidentale e, dall’altro, in quella della comunità cittadina, è l’obiettivo di “Cavalieri nel ventunesimo secolo”, un libro in cui il presente si richiama al passato e prelude all’avvenire». Nel 2011, in concomitanza col centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, l’Anioc di Settimo istituì l’Albo d’Onore di tutti gli insigniti degli ordini cavallereschi della Repubblica che risiedono in città e nei comuni di pertinenza della delegazione. L’iniziativa non mirava a esaltare il sodalizio, ma a stimolare il confronto affinché i valori propugnati dall’Associazione potessero più agevolmente trasformarsi in patrimonio condiviso dell’intera comunità locale. L’anno dopo racchiuse in un calendario frammenti e immagini della propria storia. L’Anioc di Settimo Torinese non dimentica i soci defunti. Il 3 ottobre 2010 la delegazione settimese pose un cippo in memoria di tutti gli insigniti di onorificenze cavalleresche all’interno del cimitero cittadino: alla cerimonia officiata da monsignor Aldo Mongiano, vescovo emerito di Roraima (Brasile), erano presenti le massime autorità cittadine. La cavalleria, una grande tradizione Anche in una città come Settimo Torinese, alla difficile ricerca di uno stabile equilibrio identitario, c’è bisogno dei cavalieri e dei valori di cui essi sono depositari. Gli insigniti di onorificenze si richiamano, infatti, a una grande tradizione che affonda le radici nella storia del mondo occidentale. E – sostiene Jacques Le Goff, uno fra i maggiori storici viventi del Medioevo – occorre sempre tenere conto della storia «perché l’oggi discende dall’ieri, e il domani è il frutto del passato: un passato che non deve paralizzare il presente, ma aiutarlo a essere diverso nella fedeltà, e nuovo nel progresso». © Silvio Bertotto 2013

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